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Bonifica di Fibre Artificiali Vetrose: cosa comporta la normativa

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La normativa italiana, ed europea, che si riferisce all’obbligo di sostituzione di bonifica degli edifici in cui sono ancora presenti materiali tossici, quali l’amianto o alcune tipologie di fibre artificiali vetrose, è molto stringente.

Cosa sono in breve le fibre artificiali vetrose?

Ci sono diverse tipologie di FAV, ma ci concentreremo sulle cosiddette fibre ceramiche e infine sulle fibre speciali.

Le prime, vengono realizzate attraverso il metodo della soffiatura o della filatura, e sono impiegate nel rivestimento di forni, come materiale edilizio isolante e in campo aerospaziale.

Le fibre speciali vengono utilizzate come materiale d’isolamento in ambito edilizio e come materiale rinforzante per cementi.

Tra tutte le FAV presenti sul mercato, solo alcune fibre ceramiche refrattarie e alcune fibre speciali sono classificate come cancerogene.

L’Unione Europea riconosce che le lane minerali sono sicure solo se conformi alla “Nota Q” (ovvero bio-solubili).

I protocolli di sicurezza

Quando si parla di bonifica di fibre artificiali vetrose si intende una procedura che viene eseguita tendendo conto dei protocolli di sicurezza stabiliti, e solo ad opera di personale qualificato che abbia maturato le competenze tali da procedere.

I professionisti del campo quando devono rimuovere i materiali potenzialmente tossici e cancerogeni devono proteggere la loro persona con tute avvolgenti, guanti e maschera che impedisca la respirazione di eventuali particelle nell’aria.

Le fibre artificiali vetrose, in particolare, se danneggiate dall’azione del tempo, tendono letteralmente a sbriciolarsi e le molecole, infiltrandosi attraverso l’apparato respiratorio, intossicano gravemente l’organismo con conseguenze tragiche.

Come avviene la bonifica delle Fibre Artificiali Vetrose

La bonifica ambientale di fibre artificiali vetrose (abbreviate in FAV) è una procedura complessa che consta di diverse fasi, una conseguente all’altra.

Preliminarmente, i professionisti effettuano un’analisi verificando il rischio e la percentuale di materiale cancerogeno. Si tiene conto (ad esempio nel caso della Lombardia) di due parametri:

  • Il contenuto in ossidi alcalini/alcalino terrosi;
  • il diametro geometrico medio ponderato rispetto alla lunghezza, meno due errori standard.

In base ai parametri che vengono elaborati si avrà una tabella in cui verificare l’effettiva azione cancerogena delle FAV su cui si sta per improntare un servizio di bonifica.

Chi opera nel campo sa bene di dovere indossare una tuta protettiva, dei guanti speciali e una visiera che impedisce un contatto ravvicinato.

Il materiale viene estratto dall’edificio, imballato seguendo delle misure ben specifiche e condotto in un’apposita discarica che dovrebbero essere monitorate costantemente e tenute lontane dai centri abitati e dalle falde acquifere in quanto potrebbero contaminarle irrimediabilmente.

Dopo la rimozione della materia prima bisogna provvedere anche alla pulitura approfondita dell’area.

Chi è competente a fare la bonifica delle FAV?

La bonifica di un edificio o di un’area in cui sono presenti le fibre artificiali vetrose non può essere eseguita da chiunque, ma esclusivamente da coloro che, essendo professionisti in materia, possono intervenire con successo senza mettere a rischio la propria salute né tanto meno quella dell’intera collettività.

Chi intende ristrutturare la propria casa ed eliminare l’amianto o particolari tipologie di Fibre Artificiali Vetrose, deve rivolgersi ad Aziende Qualificate e Iscritte all’Albo.

Dopo una fase preliminare e le analisi necessarie, si potrà verificare l’entità dell’intervento e decidere in merito.